Dunque, il Macbeth è la decima opera composta da Verdi, opera che è stata riveduta e cambiata molto nel 1865 dal maestro, caratteristica che la porta ad essere considerata un’opera sia “matura” che “giovanile” : tutta la difficoltà dell'interpretazione di questo capolavoro verte all'interno del rapporto tra parola e suono. Il Macbeth è infatti il perfetto connubio tra teatro e musica: non solo vanta una musica estremamente carismatica e piena di espressività propria del suo grande compositore, ma possiede anche una profonda materia teatrale,  impregnata di drammaticità, derivata direttamente dall'origine della storia, ovvero la tragedia Shakesperiana. Difatti oramai all'orchestra non è più affidato "solo" - se così si può dire -  il compito di accompagnare e seguire la scena, ma è portatrice del discorso ed acquista una voce propria, partecipando attivamente al canto ed all'azione. Ma se vi interessa la trama ed un’analisi generale cliccate qui.

Cominciamo!

La scena che si apre avanti a noi è veramente curiosa, anche se, con il proseguire dell’opera si fa meno interessante, infatti si presentano sempre le proiezioni - peraltro, oseremo dire, talvolta pacchiane... - e i teli, che se pur disposti in maniera differente e con proiettate immagini diverse, sempre loro sono. Le idee, quindi, funzionano, ma lasciateci dire che talvolta non siano rese al meglio: per esempio, la fronda di un alberello smunto in controluce che avanza, al passo con “la foresta di Birnam si muove!” - con tanto di musica potente e drammatica - non è molto efficace, anzi, ci fa abbozzare un riso; cosa dire poi, della “corona che ruota” la quale ricorda il “jackpot di una slot machine di un casinò”. In fin dei conti risulta un po’ povera.
Se la scenografia non convince fino in fondo, la regia, per certi versi, lo fa ancora meno. Devo dire che su questo punto noi autrici abbiamo opinioni contrastanti: tutte e due crediamo, infatti, che i tempi e gli intervalli siano stati troppi, ma se da un lato una pensa che questi abbiano fatto apprezzare, gustare e riflettere meglio sull’opera, l’altra crede che siano stati troppi, inutili e che abbiano interrotto e svilito la scena, la continuità musicale e del discorso. Si sarebbe preferito un piccolo intervallo ogni atto piuttosto che questo aprir e chiudere il sipario continuo e fuori luogo. 

Si sa che la messa in scena del Macbeth non è cosa facile. Pensando alle precedenti possiamo affermare che se quella di Poutney per Zurigo (2001) fu praticamente perfetta e quella di Vick per La Scala terribilmente contestata, questa si lochi in mezzo alle due e tendendo a quella inglese. 
La regia dal punto di vista scenico è apprezzabile, i cantanti si muovono abbastanza naturalmente per il palco, talvolta vediamo mani volanti e braccia scoordinate durante l’esecuzione di passi particolarmente complessi, ma non ne facciamo un cruccio. Abbiamo apprezzato le molte entrate dal “fondo” del palco - segno anche di una buona disponibilità di cantanti e direttore – che rendono la scena molto più viva e arricchiscono, anche se non si direbbe, il suono.
La scelta di inserire le streghe sempre in palcoscenico (i mimi sono stati davvero bravi e le coreografie perfette) fa discutere, anche se nel contesto ci pare un buon compromesso, ed anzi, le troviamo stupefacenti quando si trovano intorno a Banco nel momento in cui quest’ultimo appare a Macbeth nella scena del banchetto - resa davvero egregiamente! [ malgrado qualche dubbio per la mezza tavola mezza  apparecchiata!]  
I costumi di scena, riproposti anche qui dalla Cecchi sono proprio stupendi! 

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Tra i colpi di scena c’è anche la lettura della lettera creata con l’utilizzo di una registrazione che fa intersecare le voci della Lady e di Macbeth come una ad eco dell’altr(o)a, trovata che ci piace, anche perché spiazza un poco.

Vi parlavamo (mettere link) di “sorprese” e “conferme” ed ecco dunque, nella prima categoria BattistoniGuleghina e Pelizzari, nella seconda Scandiuzzi.

Lady Macbeth, Maria Guleghina, dà prova di bravura nel canto legatissimo e ben fraseggiato e nell’adeguata presenza scenica: bravissima cantante. La sorpresa sta nella vocesquillantetimbratissimaproiettata e piena di sfumature e nel fatto che scopriamo che la donna davanti che par avere 30/35 anni ne ha, in realtà, una ventina di più! Freschezza vocale invidiabile. Pecca un poco nelle agilità, un po’ un minestrone in certi punti, ma non ci facciamo neppure caso perché tutto funziona a meraviglia. Acuti limpidi e sonori, pronuncia adeguata e interpretazione davvero apprezzabile. 

George Gagnidze è un discreto Macbeth, adeguate l’interpretazione e la pronuncia. Rende il suo complesso personaggio discretamente anche se non è del tutto convincente sia scenicamente che vocalmente.

Banco “la fetta di onestà” dell’opera (come dice, per l’appunto, l’interprete) è Roberto Scandiuzzi, che conferma ancora una volta di essere un basso di prima categoriaeccellente nel canto - dal legato e fraseggio stupendi - come nella recitazione. Il personaggio viene da lui ben delineato e, a dispetto di chi preferisce assegnare a cantanti poco dotati - e non, “poco famosi” -  le parti “che cantano meno”, ecco che qui trova la conferma che, se il ruolo è assegnato a un cantante-attore capace, tutta la produzione rende meglio. Questo è anche il caso della sorpresa più esaltante, a parer nostro, della serata: Rubens Pelizzari, un Macduff di tutto rispetto!. Voce fascinosa dal timbro bellissimo, puntata, con facilità negli acuti, è davvero ammirevole, ha bella presenza scenica e ottima pronuncia.

Il Malcom di Vincenzo Costanzo non ci intriga particolarmente, ma funziona sia scenicamente che vocalmente, anche se alla sua voce manca un po’ di corpo e proiezione lo vediamo più a fare rossini piuttosto che verdi – controllare video su internet. 

Sara Cappellini Maggiore e Francesco Verna portano bene a termine il loro compito.

Le comparse del Coro di Voci Bianche, guidate dal M° Tanasini, funzionano - noi eravamo in quinta fila e le sentivamo abbastanza, non ho idea di come potesse essere più lontano. 

Valerio Petouchoff ci intenerisce e rende bene, senza timidezza, il figlio di Banco – bravo! 

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Il coro è omogeneo ed intenso.  Lavora bene anche scenicamente. Apprezziamo che il direttore abbia scelto solo alcune frasi da “truccare” vocalmente per le streghe.

Per quanto riguarda invece l'orchestra, abbiamo trovato di sicuro un'altra "conferma" : a nostro parere infatti l'orchestra del Carlo Felice è composta da eccellenti strumentisti e grandi musicisti, specialmente, secondo noi, la sezione dei fiati. In ogni caso tutte le voci soliste sono state impeccabili e nell'insieme l'orchestra è stata molto affiatata con i cantanti. 

Ad incantarci con la sua affascinante presenza scenica e con i suoi movimenti così sicuri e coinvolgenti, pur essendo così giovane, c'è stato Andrea Battistoni, classe 1987 (?), che ha saputo non solo dirigere magnificamente l'orchestra in tutte le varie tinte dell'opera, ma ha anche saputo tenere e seguire perfettamente i cantanti (riprendendo talvolta alcuni piccoli errori dei cantanti sulla scena). è stato dunque un perfetto "ago della bilancia" punto di incontro tra orchestra e voci. Insomma, il giovine maestro non solo è stata una "sorpresa" assai gradita, ma anche una vera e propria rivelazione! Speriamo davvero che possa tornare presto a deliziarci ancora con la sua visione della musica, che ci ha proprio soddisfatte.

In fin dei conti un bell’allestimento ripetuto a Genova con successo, malgrado la freddezza del pubblico genovese che non degna neppure Banco e Macbeth del meritato applauso nel duetto iniziale. 

Finalmente - e questo è un parere che viene urlato a gran voce da tutti coloro che hanno assistito alle recite -  il Carlo Felice ha offerto una produzione senza intoppi ed ansie – del tipo “ ce la farà?” “ che note canta?” o “ma il tenore c’è??” – anzi di ottima qualità


Ginevra & Giorgia


Cast 

Direttore d'Orchestra
Andrea Battistoni

Regia e Luci
Henning Brockhaus

Assistente alla regia
Valentina Escobar

Scene
Josef Svoboda

Ricostruzione allestimento scenico
Benito Leonori

Costumi
Nanà Cecchi

Coreografia
Maria Cristina Madau

Allestimento in coproduzione con
Fondazione Teatro Lirico G. Verdi di Trieste e Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi

Orchestra e Coro Teatro Carlo Felice

Maestro del Coro
Patrizia Priarone

Maestro del Coro di voci bianche
Gino Tanasini

PERSONAGGI INTERPRETI

Macbeth
George Gagnidze

Banco
Roberto Scandiuzzi

Lady Macbeth
Maria Guleghina

Dama di Lady Macbeth
Sara Cappellini Maggiore

Macduff
Rubens Pelizzari

Malcom
Vincenzo Costanzo

Medico
Francesco Verna

Domestico di Macbeth
Francesco Sorichetti

Sicario
Alessandro Pastorino

Araldo
Alessio Bianchini

Prima Apparizione
Filippo Balestra

Seconda Apparizione
Elena Caruso/Elisa Priano (dal Coro di Voci bianche del Teatro Carlo Felice)

Terza Apparizione
Filippo Bogdanovic/Umberto Musso (dal Coro di Voci bianche del Teatro Carlo Felice)

Fleanzio
Valerio Petouchoff

Mimi Streghe: Luisa Baldinetti/Emanuela Bonora/Lucia Fusina/Maria Francesca Guerra/Barbara Innocenti/Claudia Ossola/Davide Riminucci - Scozzesi: Luca Alberti/Filippo Bandiera/Matteo Bologna/Dario Greco/Andrea Valfrè

 
...stia pure a Genova!
Da lunedì, infatti, parte il progetto della Filarmonia dalla Scala che trasmette via satellite i propri concerti!
Si parte con una diretta con Harding per arrivare a McFerrin passando da Chailly e Pretre!
I concerti, alcuni in diretta altri registrati, saranno trasmetti dal cinema The Space (Porto Antico) alle 1945! I giorni li troverete man mano sul nostro calendario.
Il costo dei biglietti va dai 15€ ai 10€. Una buona occasione per gustare musica di qualità con ottimo un impianto stereo.
Ammettiamo che non abbia proprio lo stesso fascino, ma è pur sempre un'interessante iniziativa, che ormai coinvolge la maggior parte dei teatri italiani ed Esteri come, ad esempio, il Carlo Felice che offre in streaming opere e interviste. Per gli appassionati della musica che non possono per qualsivoglia ragione andare a teatro, il teatro entra a casa loro, o quasi!
Buona visione!


Giorgia
 
Cari amici! Sono (in realta "siamo"!) appena giunta a casa dopo una stupenda ed appagante serata, ricca di piacevoli sorprese e gradite conferme.
Mai come stasera, sono stata contenta di affermare che "il Carlo Felice è il teatro della mia città!" o qualcosa di simile.
Se vi posso anticipare che è stato un vero e proprio successo, non posso di certo svelarvi subito il perché! Lo farò presto spero, in quanto voglio essere precisa, cercando di non tralasciare nulla, per informarvi al meglio su quanto è accaduto e discutere un po' con la "new-entry" di questo blog (nonché affidabilissima e stimatissima amica) con cui ho avuto il piacere di gustare quest'opera e con la quale desidero lavorare per offrire voi una recensione quanto più completa e "a tutto tondo" (o "cubista" - se preferite)!
a presto,
Giorgia
 

"L'amore per Shakespeare e le due edizioni"

[Prima rappresentazione al Teatro La Pergola – Firenze – 14 marzo 1847]

Il nostro progetto si apre con questa meravigliosa opera e, intanto, colgo l'occasione per anticiparvi che andrò presto ad assistere all'allestimento del Carlo Felice!

Cominciamo con il drammatis personae che è fondamentale e che, solitamente, "dice" già molto dell’opera: 
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Lady Macbeth [non a caso è la prima a comparire nell’elenco] – soprano
Macbeth, generale e suo marito – baritono
Banco, generale – basso
Macduff, nobil uomo scozzese – tenore
Duncan(o), Re di Scozia – mimo
Dama di Lady Macbeth – soprano o mezzo
Malcolm, figlio di Duncano – tenore
Fleanzio, figlio di Banco – mimo
Medico – basso
Streghe
Spiriti, Nobili, Guerrieri, Sicari


Melodramma in quattro atti, costruito con una stupenda e mirabile tensione drammatica, musica di Verdi (ovviamente) e libretto di Piave dal famoso Macbeth di Shakespeare
Scozia dell’anno 1040 (o successivi), il sipario si apre su un quadro di inquietudine.. anzi, ancor prima, la Sinfonia preannuncia tragedia. Sensazione mistica e macabra ci guida, sin dall'inizio  nella trama dell’opera verdiana.

Una curiosità prima del plot: dopo la prima a Parigi (in un edizione un po’ rivista nel 1865) il compositore viene accusato di non conoscere il poeta inglese e reagisce così: “Non avrò forse interpretato bene Macbeth, ma che non conosca, non capisca, non senta Shakespeare, no, santo cielo, no! Egli è uno dei miei poeti amatissimi, mi ha avvinto sin dalla prima giovinezza, lo leggevo e lo rileggevo continuamente!”. 

(Atto I) La scena si apre con un terzetto di Streghe, sopraggiunge Macbeth a cui viene profetizzato il futuro, quest’ultino duetterà con Banco a proposito della profezia. Nel suo castello Lady Macbeth legge la lettera a inviatale dal marito ove le viene descritto l’incontro con le streghe, indi recitativo ed aria, di una bellezza e di un valore drammatico possenti: “ Vieni, t’affretta…” [e puntualmente inizio a canticchiarla.. ahah!] e “Or tutti, sorgete, ministri infernali”. 
Senza riferimenti espliciti all’omicidio si apprende che Macbeth provvederà in tal senso, egli infatti, uccidendo Duncan(o), gli succederà al trono.
Marcia per l’arrivo del Re e corteo. Soliloquio di Macbeth e duetto “Fatal mia donna! Un murmure, com’io, non t’intendesti?” [“di un gufo udii lo stridere. Testè che mai dicesti?” e canticchio anche questa.. è inevitabile!]. Lady Macbeth, per far ricadere la colpa sulle guardie, ricolloca il pugnale nella stanza del Re. Banco e Macduff giungono e, mentre Banco ripensa agli orribili eventi precedenti, Macduff va a chiamare il Re così il delitto viene scoperto. Tutti in scena per il finale [veramente splendido!]. 
(Atto II) Orchestra riprende i temi del primo atto. Macbeth in scena viene raggiunto da sua moglie. Decidono che Banco dovrà morire. Lady Macbeth è ambiziosa e determinata ciò viene testimoniato dalla imponente aria “La luce langue”). Scena di un bosco dove dei sicari, assoldati da Macbeth, attendono Banco, aria di quest’ultimo, concitato recitativo [da fare praticamente recitando, come senza musica] successivamente i sicari si avventano su di lui, ma nella foga suo figlio, Fleanzio, riesce a fuggire. 
Altro luogo, un banchetto, Lady Macbeth si rivolge con un brindisi sgraziato e temerario alla corte, Macbeth lamenta l’assenza di Banco e per poco, dopo essersi seduto al posto di quest’ultimo e aver visto il suo fantasma, non si tradisce negando qualsiasi possibile colpa. (Atto III) Ecco "ritornare" le streghe, le vediamo intorno ad un calderone, la suggestiva musica avvolge la scena macabra, dove Macbeth cade a terra, in affanno, con le streghe che gli danzano intorno.  
Arriva Lady Macbeth e chiede al marito cosa abbia appreso dalle donne. Le viene riferita, dunque, la predizione che la stirpe di Banco avrà il trono di Scozia. Lei nega e coinvolge [e convince] a tal punto il marito da infondergli di nuovo coraggio. (Atto IV) Si apprende che le sorti del popolo scozzese sono davvero critiche. Scena del sonnambulismo della Lady (su tipico stile di “scena della pazzia”), stupenda e mirabile, davvero difficoltosa espressivamente e tecnicamente. 
Macbeth è furioso perché l’esercito inglese e quello scozzese, con l’aiuto di Malcolm, stanno marciando contro di lui. Solito equivoco, Macbeth "non potrà morire per mano di chiunque sia nato da una donna", ovviamente il nostro protagonista ignora che, proprio Macduff, sia stato strappato dal seno materno sin dalla nascita. Macbeth maledice tutte le azioni che l’anno portato a questo stato di paura, desolazione e solitudine e guida temerario le truppe alla guerra, dopo aver appreso della morte della moglie. 
Sconfitta del tiranno con coro generale a chiudere la scena.
[durata media dell’opera 2 ore e 45 min]
A dispetto di tutte le critiche del tempo - riguardanti soprattutto l'aderenza al dramma shakespeariano -  Macbeth, rimane un capolavoro verdiano, che può riassumere il talento del compositore. Egli, infatti, vi fonde al meglio - almeno se pensiamo al primo periodo della sua attività compositiva - “il teatro, il patriottismo ed il personaggio” che tanto gli erano cari, ovvero, in altre parole, l’aspetto musicale con quello drammaturgico, quello - prettamente romantico - di sentimento nazionale e quello che riguarda la sfera psicologica/teatrale
La trama verdiana, in realtà, rispetta abbastanza l’idea shakespearina. Ricordiamoci, in proposito che,  prima di tutto aleggiano nell'aria patriottismo ed idee di matrice romantica e, in secondo luogo, l’opera richiede una stilizzazione maggiore dei personaggi ed una grande chiarezza nel succedersi degli avvenimenti, basti pensare alla evidente differenza che si ricontra tra la Semiramide rossiniana e la Lucia di Lammermoor di Donizzetti o il Nabucco verdiano [non a caso ho paragonato tra loro soggetti storici]. 
Come in tutte le sue opere, Verdi, cerca il più possibile di caratterizzare drammaturgicamente i personaggi. Il Macbeth, rispetto al suo periodo di composizione, è un’opera completa e in cui i personaggi sono efficacemente definiti.
 
Macbeth qui è “semplicemente” (?) un uomo dominato, che si presta alle volontà e alle ambizioni della moglie, lei, invece, è temeraria, piena di aspirazioni di potere, ambiziosa, risoluta, ma al contempo fragile [beh, in effetti l’omicidio non è proprio una cosetta da poco!]. Vi devo confessare che nello scrivere "marito" o "moglie" ho qualche riluttanza, perchè se penso a Macbeth e Lady Macbeth non vedo due persone sposate, ma a due figure indipendenti e distinte dove uno è succube dell’altra.
Durante il corso dell’opera, si intravede il punto di vista del compositore: il generale, probabilmente, è un uomo migliore rispetto alle azioni che compie. Dal susseguirsi dei fatti si evince, inoltre, che Macbeth è terrorizzato dal delitto che ha compiuto, è terrorizzato dalla moglie ed è terrorizzato dalle streghe, in pratica è un pauroso, uno smidollato. Sembra sballottolato, come in mezzo a una tempesta, pare si faccia portare dagli eventi, in particolare dal suo “destino”, che non sia autore delle proprie azioni e della propria vita. Da l’idea di essere vissuto più che di vivere. La figura della Lady, per contro, nel mio immaginario, è un'eroina, macabra, che sacrificherebbe qualunque cosa per il potere, vedo in lei anche un qualcosa di potente e misterioso, mi sembra una sorta di maga… queste, però, sono opinioni e suggestioni personali che derivano dall'ascolto e dall'immaginazione, accettabili come no e, sicuramente, discutibili! 
Tra le tante curiosità, sappiate che si racconta che alla prima Lady  ci vollero circa 150 prove perché Verdi fosse soddisfatto della resa del duetto iniziale con Macbeth e che, una cosa simile, successe anche per la scena del sonnambulismo: alla poverina ci vollero circa tre mesi per essere sicura sulla parte registica. L’aria del II atto (La luce langue), inoltre, è molto simile, per costruzione, a quella del Don Carlo (O don fatale) scritto dopo circa un anno dalla revisione in cui viene aggiunta quest’aria.

Tra la versione del 1847 (Firenze) e quella del 1865 (Parigi) vi sono alcune differenze sostanziali che, per completezza, inserisco:
Atto II: La Lady esultava da sola il trionfo. 
Atto III: Macbeth rinviene da solo e decide di intervenire contro a Macduff e la sua casa.
Atto IV: Macduff raggiunge Macbeth e a lui rivela le sue origini, così dopo essere stato colpito Macbeth cade a terra morente, maledicendo la sua ambizione. Malcolm sarà il nuovo re di Scozia.
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Partitura e spartito canto e pianoforte: http://imslp.org/wiki/Macbeth_(Verdi,_Giuseppe) 
Edita in Italia da RICORDI 

Il libretto lo trovate in ed. Ricordi e tra le più economiche e ben strutturate vi consiglio quella della Newton & Compton, oppure qui

Per i consigli d’ascolto, con mio piacere, ho "rispolverato" due belle edizioni che vi consiglio: quella di Callas e Mascherini alla Scala del 1952 (EMI) con De Sabata alla direzione e quella di Verret e Nucci al Comunale di Bologna del 1987 (Decca) sotto la bacchetta di Chailly.
Ne troverete molte scaricabili da qui o una anche qui.

Infine, un link per chi volesse leggere il testo originale di Shakespeare in versione italiana.

Dopo questo tour in tale mirabile opera della letteratura e della musica, vi do appuntamento alla prossima settimana, ricordandovi che il 19 Gennaio (2013) ci sarà la prima al Carlo Felice con repliche fino al 27 (gennaio)! 

Oltre alle “conoscenze” (non tiriamocela troppo!) ed alle opinioni personali ecco i riferimenti bibliografici essenziali:
Dizionario dell’Opera – Kobbè (e vari) – Ed. Mondadori
Macbeth – spartito canto e piano – Ed. RICORDI
Giuseppe Verdi – Tutti i libretti d’opera – Ed. Newton & Compton

discografia:
Macbeth – Ed. Decca – Nucci, Ramey, Verrett, Chailly - 1952
Macbeth – Ed. EMI – Mascherini, Tajo, Callas, de Sabata - 1987

 
Dalla prossima settimana, giusto in occasione della prima del Macbeth verdiano al Carlo Felice, inizierà il progetto dedicato a Verdi! È vero, anche io trovo sia (un poco) una banalità dato che tutti si mettono a discutere e a parlare, nel bene e nel male, di Verdi durante i suoi anniversari.. Vi prometto che però, affronterò anche musica ed opere di Poulenc, Rachmaninov, Catalani, Tchaikovsky e Berio, che hanno anche loro i propri anniversari nel 2013!
Le opere non saranno in ordine cronologico, ma verranno commentate a seconda della corrispondenza con le rappresentazioni nei teatri italiani.
Vi forniró breve sunto della trama (d'obbligo), suggerimenti per l'ascolto, commento di rappresentazioni, regie ecc., appunti su parti operistiche, dove poter rimediare spartiti ed incisioni gratuitamente o a pagamento su internet , eventuali recensioni, inquadramento storico e/o bibliografico dell'opera in questione!
A presto!