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La voce, così chiamano Cathy Berberian, "la donna" di Berio - un altro compositore che quest'anno ha il suo anniversario.
Vi segnaliamo perciò quest'evento ad Albenga. Buon ascolto!
 
Cari lettori, che dire? Questa settimana è stata davvero pesante, così ho deciso di rimanere a casa questa sera per riprendermi un poco! Il lavoro è ancora tanto! 
Intanto ne ho approfittato per mettere un po' in ordine le idee sul nostro blog e inserire un po' di eventi nella sezione del calendario e per ascoltare il CD allegato al primo dei quattro Volumi su Verdi (in uscita con  La Stampa) che due settimane fa vi avevo consigliato.
Vi dirò che la parte di saggistica non è male, non è ricca, ma dà una buona panoramica del primo periodo del compositore.
Il CD allegatomi piace, sbrigativo - se me lo concedete -, le incisioni sono di buona qualità - anche se tutte "molto antiche" - e comprende brani tratti da Nabucco, I Lombardi alla prima crociata, Ernani, I due Foscari, Giovanna D'arco e Macbeth. 
Molto commerciale, incontra i gusti di tutti. Sinfonie, arie e cori.
Sono, perciò, soddisfatta del mio acquisto. Aspetto di avere un poco di tempo per ascoltare e leggere gli altri due volumi! Il quarto, ed ultimo, uscirà la settima prossima.

Molto commerciale, incontra i gusti di tutti. Sinfonie, arie e cori.
Sono, perciò, soddisfatta del mio acquisto. Aspetto di avere un poco di tempo  per ascoltare e leggere gli altri due volumi! Il quarto, ed ultimo, uscirà la settima prossima. 
Del disco in questione vi segnalo le tracce 1 (ottima esecuzione di Serafin della Sinfonia di Nabucco), 3 (aria "Dio di Giuda"  eseguita da Gobbi, non male, un po' particolare), 5 ("Surta è la notte - Ernani! Ernani involami..."  della Callas, davvero interessante anche se non una delle migliori interpretazioni della cantante), 9 ("Oh ben s'addice.. - Sempre all'alba ed alla sera..."  della Tebaldi), 11 ("Fatal mia donna! Un murmure.." sopratutto per l'interpretazione di Warren nel ruolo di Macbeth anche se in questo duetto la Rysanek non mi dispiace affatto (mentre nella traccia 10 non mi è piaciuta..)).

Buona lettura e buon ascolto, 
a presto,
Giorgia
 
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Per questo sabato sera vi propongo un ascolto del Parsifal Wagneriano! 
Lo potete scaricare gratuitamente qui.



[Amfortas George London
Titurel Martti Talvela
Gurnemanz Hans Hotter
Parsifal Jess Thomas
Klingsor Gustav Neidlinger
Kundry Irene Dalis
Altsolo Ursula Boese
Chor und Orchester der Bayreuther Festspiele
Live recording at the Festspielhaus Bayreuth, 1962]


 

"La prima opera"

L’Oberto, Conte di San Bonifacio è la prima opera documentata di Verdi.
Il dramma è suddiviso in due atti ed il libretto è da attribuirsi a Temistocle Solera. Budden crede che il libretto sia frutto anche di adattamenti di un probabile lavoro precedente di Verdi chiamato Rocester (o Lord Hamilton) il cui libretto fu scritto da Antonio Piazza, ma del quale non si ha traccia.
La prima si tenne al Teatro alla Scala di Milano il 17 novembre del 1839, quando il compositore aveva 26 anni. La scena è ambientata a Bassano, in Italia dunque, nel 1228. L’opera venne scritta dal compositore nell’arco di quattro anni. Composta sostanzialmente in stile belliniano ottenne un tiepido successo. Grazie a questa, Merelli – impresario della Scala –  gliene commissionò altre. 
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Ecco i personaggi: 

Cuniza, sorella di Ezzellino da Romano – contralto
Riccardo, Conte di Salinguerra – tenore
Oberto, Conte di San Bonifacio – basso
Leonora, sua figlia – soprano
Imelda, confidente – mezzosoprano
Cavalieri, nobildonne, vassalli

[durata dell’opera circa 2 ore e 20 min ]
Cominciamo come al solito con un inquadramento dato dalla trama dell’opera in esame, ve ne darò una versione breve e concisa, liberamente tratta e rimodellata dal Dizionario di Kobbè.

Siamo nella campagna, come precedentemente detto, di Bassano nei pressi di Padova, grande festa per le prossime nozze che vedranno in sposi Cuniza e Riccardo, quest’ultimo gioioso ed ambizioso. Dal lato opposto ecco Leonora sedotta da Riccardo e figlia del conte Oberto il quale, precedentemente sconfitto dal fratello di Cuniza, è costretto all’esilio in Mantova. Nella dimora di Ezzellino, Cuniza viene a conoscenza della promessa del Conte di Salinguerra da Imelda e Leonora e si dichiara disposta all’annullamento delle nozze e chiama tutti perché assistano. La donna inveisce contro Riccardo mentre quest’ultimo accusa Leonora di spergiuro. Il vecchio Conte Oberto,  adirato, sfida a duello Riccardo il quale però è impietosito per l’anzianità dello sfidante. Sull’eccitazione generale cala il sipario (fine I atto). 
(Atto II) Sotto l’insistenza di Cuniza il Conte di Salinguerra finge di accettare il matrimonio, e accetta sottovoce il duello dove ucciderà il padre di Leonora, che l’ha provocato ed ha insultato la sua stirpe “vili d’armi, a donne eroi”. Ravvedendosi dopo l’assassinio, chiede sconvolto perdono al cielo e fugge. Leonora ha assistito all’omicidio ed è sconvolta, cade esanime tra le braccia delle dame mentre legge la lettera lasciatagli dal Conte Riccardo che chiede perdono ed amore e le lascia tutti i suoi averi. Leonora finirà in una squallida cella d’un convento quasi in preda alla pazzia.  

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"Vili all'armi, a donne eroi.."
La partitura si dice comunemente non degna di nota, fatta eccezione per i duetti padre-figlia dell’atto I e non avendo mai avuto il piacere di tenerne una in mano non posso né confutare questa affermazione, né accoglierla, dandovi per buona quella che leggo dai documenti che utilizzo. Il dramma fu ripreso ne 1951 alla Scala, per il 50° anniversario della morte e confermò che si tratti di un’opera giovanile testimoniante il fiorire di un talento e non di un sottovalutato capolavoro.

Curiosità: Busseto era la città ove il compositore vive per un certo periodo ricoprendo l’incarico di maestro di musica e partecipando a varie accademie. È anche il luogo dove vede morire la primogenita e nascere un figlio, sentendosi nel grigiore della cittadina, insoddisfatto e sfortunato. Nel ’39 si trasferirà a Milano, fuggendo dall'infelice residenza padovana, grazie a un prestito del suocero. L’astuto impresario, di cui sopra, si accaparrerà qui un buon affare facendo firmare a Verdi un contratto della durata di due anni per il quale egli dovrà comporre tre opere all'anno da rappresentarsi o nella capitale o a Vienna.
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Bozzetto di Cavallotti - 1839
Libretto
Edita in Italia da Ricordi, scaricabile in versione canto e piano qui.
File audio dell’opera edizione Bolognese del 1977.


Discografia:


Alfredo Simonetto dir.
Giuseppe Modesti; Maria Vitale; Elena Nicolai; Gino Bonelli
Rai Torino
Gala ed.
1951

Zoltan Pesko dir.
Viórica Cortez, Umberto Grilli, Simón Estes, Ángeles Gulín.
Teatro Comunale de Bologna
CETRA ed.
1977

Lamberto Gardelli dir. 
Rolando Panerai; Ghena Dimitrova; Ruza Baldani; Carlo Bergonzi
Chorus of Bavarian Radio
Bavarian Radio Symphony Orchestra,
Orpheus ed.
1989

Sir Neville Marriner dir.
Samuel Ramey; Maria Guleghina; Violetta Urmana; Stuart Neil
London Voices
Academy of St. Martin in the Fields
Philips Classics ed.
1997

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Bozzetto di Bertoja - 1840
 
Dunque, il Macbeth è la decima opera composta da Verdi, opera che è stata riveduta e cambiata molto nel 1865 dal maestro, caratteristica che la porta ad essere considerata un’opera sia “matura” che “giovanile” : tutta la difficoltà dell'interpretazione di questo capolavoro verte all'interno del rapporto tra parola e suono. Il Macbeth è infatti il perfetto connubio tra teatro e musica: non solo vanta una musica estremamente carismatica e piena di espressività propria del suo grande compositore, ma possiede anche una profonda materia teatrale,  impregnata di drammaticità, derivata direttamente dall'origine della storia, ovvero la tragedia Shakesperiana. Difatti oramai all'orchestra non è più affidato "solo" - se così si può dire -  il compito di accompagnare e seguire la scena, ma è portatrice del discorso ed acquista una voce propria, partecipando attivamente al canto ed all'azione. Ma se vi interessa la trama ed un’analisi generale cliccate qui.

Cominciamo!

La scena che si apre avanti a noi è veramente curiosa, anche se, con il proseguire dell’opera si fa meno interessante, infatti si presentano sempre le proiezioni - peraltro, oseremo dire, talvolta pacchiane... - e i teli, che se pur disposti in maniera differente e con proiettate immagini diverse, sempre loro sono. Le idee, quindi, funzionano, ma lasciateci dire che talvolta non siano rese al meglio: per esempio, la fronda di un alberello smunto in controluce che avanza, al passo con “la foresta di Birnam si muove!” - con tanto di musica potente e drammatica - non è molto efficace, anzi, ci fa abbozzare un riso; cosa dire poi, della “corona che ruota” la quale ricorda il “jackpot di una slot machine di un casinò”. In fin dei conti risulta un po’ povera.
Se la scenografia non convince fino in fondo, la regia, per certi versi, lo fa ancora meno. Devo dire che su questo punto noi autrici abbiamo opinioni contrastanti: tutte e due crediamo, infatti, che i tempi e gli intervalli siano stati troppi, ma se da un lato una pensa che questi abbiano fatto apprezzare, gustare e riflettere meglio sull’opera, l’altra crede che siano stati troppi, inutili e che abbiano interrotto e svilito la scena, la continuità musicale e del discorso. Si sarebbe preferito un piccolo intervallo ogni atto piuttosto che questo aprir e chiudere il sipario continuo e fuori luogo. 

Si sa che la messa in scena del Macbeth non è cosa facile. Pensando alle precedenti possiamo affermare che se quella di Poutney per Zurigo (2001) fu praticamente perfetta e quella di Vick per La Scala terribilmente contestata, questa si lochi in mezzo alle due e tendendo a quella inglese. 
La regia dal punto di vista scenico è apprezzabile, i cantanti si muovono abbastanza naturalmente per il palco, talvolta vediamo mani volanti e braccia scoordinate durante l’esecuzione di passi particolarmente complessi, ma non ne facciamo un cruccio. Abbiamo apprezzato le molte entrate dal “fondo” del palco - segno anche di una buona disponibilità di cantanti e direttore – che rendono la scena molto più viva e arricchiscono, anche se non si direbbe, il suono.
La scelta di inserire le streghe sempre in palcoscenico (i mimi sono stati davvero bravi e le coreografie perfette) fa discutere, anche se nel contesto ci pare un buon compromesso, ed anzi, le troviamo stupefacenti quando si trovano intorno a Banco nel momento in cui quest’ultimo appare a Macbeth nella scena del banchetto - resa davvero egregiamente! [ malgrado qualche dubbio per la mezza tavola mezza  apparecchiata!]  
I costumi di scena, riproposti anche qui dalla Cecchi sono proprio stupendi! 

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Tra i colpi di scena c’è anche la lettura della lettera creata con l’utilizzo di una registrazione che fa intersecare le voci della Lady e di Macbeth come una ad eco dell’altr(o)a, trovata che ci piace, anche perché spiazza un poco.

Vi parlavamo (mettere link) di “sorprese” e “conferme” ed ecco dunque, nella prima categoria BattistoniGuleghina e Pelizzari, nella seconda Scandiuzzi.

Lady Macbeth, Maria Guleghina, dà prova di bravura nel canto legatissimo e ben fraseggiato e nell’adeguata presenza scenica: bravissima cantante. La sorpresa sta nella vocesquillantetimbratissimaproiettata e piena di sfumature e nel fatto che scopriamo che la donna davanti che par avere 30/35 anni ne ha, in realtà, una ventina di più! Freschezza vocale invidiabile. Pecca un poco nelle agilità, un po’ un minestrone in certi punti, ma non ci facciamo neppure caso perché tutto funziona a meraviglia. Acuti limpidi e sonori, pronuncia adeguata e interpretazione davvero apprezzabile. 

George Gagnidze è un discreto Macbeth, adeguate l’interpretazione e la pronuncia. Rende il suo complesso personaggio discretamente anche se non è del tutto convincente sia scenicamente che vocalmente.

Banco “la fetta di onestà” dell’opera (come dice, per l’appunto, l’interprete) è Roberto Scandiuzzi, che conferma ancora una volta di essere un basso di prima categoriaeccellente nel canto - dal legato e fraseggio stupendi - come nella recitazione. Il personaggio viene da lui ben delineato e, a dispetto di chi preferisce assegnare a cantanti poco dotati - e non, “poco famosi” -  le parti “che cantano meno”, ecco che qui trova la conferma che, se il ruolo è assegnato a un cantante-attore capace, tutta la produzione rende meglio. Questo è anche il caso della sorpresa più esaltante, a parer nostro, della serata: Rubens Pelizzari, un Macduff di tutto rispetto!. Voce fascinosa dal timbro bellissimo, puntata, con facilità negli acuti, è davvero ammirevole, ha bella presenza scenica e ottima pronuncia.

Il Malcom di Vincenzo Costanzo non ci intriga particolarmente, ma funziona sia scenicamente che vocalmente, anche se alla sua voce manca un po’ di corpo e proiezione lo vediamo più a fare rossini piuttosto che verdi – controllare video su internet. 

Sara Cappellini Maggiore e Francesco Verna portano bene a termine il loro compito.

Le comparse del Coro di Voci Bianche, guidate dal M° Tanasini, funzionano - noi eravamo in quinta fila e le sentivamo abbastanza, non ho idea di come potesse essere più lontano. 

Valerio Petouchoff ci intenerisce e rende bene, senza timidezza, il figlio di Banco – bravo! 

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Il coro è omogeneo ed intenso.  Lavora bene anche scenicamente. Apprezziamo che il direttore abbia scelto solo alcune frasi da “truccare” vocalmente per le streghe.

Per quanto riguarda invece l'orchestra, abbiamo trovato di sicuro un'altra "conferma" : a nostro parere infatti l'orchestra del Carlo Felice è composta da eccellenti strumentisti e grandi musicisti, specialmente, secondo noi, la sezione dei fiati. In ogni caso tutte le voci soliste sono state impeccabili e nell'insieme l'orchestra è stata molto affiatata con i cantanti. 

Ad incantarci con la sua affascinante presenza scenica e con i suoi movimenti così sicuri e coinvolgenti, pur essendo così giovane, c'è stato Andrea Battistoni, classe 1987 (?), che ha saputo non solo dirigere magnificamente l'orchestra in tutte le varie tinte dell'opera, ma ha anche saputo tenere e seguire perfettamente i cantanti (riprendendo talvolta alcuni piccoli errori dei cantanti sulla scena). è stato dunque un perfetto "ago della bilancia" punto di incontro tra orchestra e voci. Insomma, il giovine maestro non solo è stata una "sorpresa" assai gradita, ma anche una vera e propria rivelazione! Speriamo davvero che possa tornare presto a deliziarci ancora con la sua visione della musica, che ci ha proprio soddisfatte.

In fin dei conti un bell’allestimento ripetuto a Genova con successo, malgrado la freddezza del pubblico genovese che non degna neppure Banco e Macbeth del meritato applauso nel duetto iniziale. 

Finalmente - e questo è un parere che viene urlato a gran voce da tutti coloro che hanno assistito alle recite -  il Carlo Felice ha offerto una produzione senza intoppi ed ansie – del tipo “ ce la farà?” “ che note canta?” o “ma il tenore c’è??” – anzi di ottima qualità


Ginevra & Giorgia


Cast 

Direttore d'Orchestra
Andrea Battistoni

Regia e Luci
Henning Brockhaus

Assistente alla regia
Valentina Escobar

Scene
Josef Svoboda

Ricostruzione allestimento scenico
Benito Leonori

Costumi
Nanà Cecchi

Coreografia
Maria Cristina Madau

Allestimento in coproduzione con
Fondazione Teatro Lirico G. Verdi di Trieste e Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi

Orchestra e Coro Teatro Carlo Felice

Maestro del Coro
Patrizia Priarone

Maestro del Coro di voci bianche
Gino Tanasini

PERSONAGGI INTERPRETI

Macbeth
George Gagnidze

Banco
Roberto Scandiuzzi

Lady Macbeth
Maria Guleghina

Dama di Lady Macbeth
Sara Cappellini Maggiore

Macduff
Rubens Pelizzari

Malcom
Vincenzo Costanzo

Medico
Francesco Verna

Domestico di Macbeth
Francesco Sorichetti

Sicario
Alessandro Pastorino

Araldo
Alessio Bianchini

Prima Apparizione
Filippo Balestra

Seconda Apparizione
Elena Caruso/Elisa Priano (dal Coro di Voci bianche del Teatro Carlo Felice)

Terza Apparizione
Filippo Bogdanovic/Umberto Musso (dal Coro di Voci bianche del Teatro Carlo Felice)

Fleanzio
Valerio Petouchoff

Mimi Streghe: Luisa Baldinetti/Emanuela Bonora/Lucia Fusina/Maria Francesca Guerra/Barbara Innocenti/Claudia Ossola/Davide Riminucci - Scozzesi: Luca Alberti/Filippo Bandiera/Matteo Bologna/Dario Greco/Andrea Valfrè

 
...stia pure a Genova!
Da lunedì, infatti, parte il progetto della Filarmonia dalla Scala che trasmette via satellite i propri concerti!
Si parte con una diretta con Harding per arrivare a McFerrin passando da Chailly e Pretre!
I concerti, alcuni in diretta altri registrati, saranno trasmetti dal cinema The Space (Porto Antico) alle 1945! I giorni li troverete man mano sul nostro calendario.
Il costo dei biglietti va dai 15€ ai 10€. Una buona occasione per gustare musica di qualità con ottimo un impianto stereo.
Ammettiamo che non abbia proprio lo stesso fascino, ma è pur sempre un'interessante iniziativa, che ormai coinvolge la maggior parte dei teatri italiani ed Esteri come, ad esempio, il Carlo Felice che offre in streaming opere e interviste. Per gli appassionati della musica che non possono per qualsivoglia ragione andare a teatro, il teatro entra a casa loro, o quasi!
Buona visione!


Giorgia
 
Tra i vivi non posso più stare 

Da giovedì 24 gennaio a domenica 27 gennaio 2013 
al Teatro Cargo di Voltri, Piazza Odicini, 9 

Produzione di Teatro Cargo, Conservatorio Paganini, Accademia Ligustica di Belle Arti in collaborazione con: 
Teatro Stabile di Genova 
Centro Culturale Primo Levi 
Comunità Ebraica di Genova 
Goethe-Institut Genua 

Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura 

Un evento in cui si fondono musica, teatro e arti visive: lo spettatore è completamente immerso in un ambiente ostile e avvolgente, dove si rischia di perdere il controllo, farsi sopraffare dalle emozioni della memoria. Fuori da ogni retorica, questo evento affronta il tema dell’Olocausto con occhi contemporanei. 
Lo spettacolo è molto liberamente ispirato a  L’istruttoria di Peter Weiss, un testo basato sui verbali del processo di Francoforte del 1965 contro un gruppo di SS e di funzionari del Lager di Auschwitz. 
Il Conservatorio è partner di una produzione molto  articolata, ideata da Roberto Doati (docente di Musica Elettronica al “Paganini”) per la regia di Laura Sicignano. La realizzazione delle musiche dello spettacolo ha coinvolto le Scuole di Musica Elettronica, Composizione, Jazz,  il Coro e il Noos Ensemble del Conservatorio. 


Per maggiori informazioni sullo spettacolo, orari e modalità d’ingresso: Teatro Cargo -  www.teatrocargo.it
 
Cari amici! Sono (in realta "siamo"!) appena giunta a casa dopo una stupenda ed appagante serata, ricca di piacevoli sorprese e gradite conferme.
Mai come stasera, sono stata contenta di affermare che "il Carlo Felice è il teatro della mia città!" o qualcosa di simile.
Se vi posso anticipare che è stato un vero e proprio successo, non posso di certo svelarvi subito il perché! Lo farò presto spero, in quanto voglio essere precisa, cercando di non tralasciare nulla, per informarvi al meglio su quanto è accaduto e discutere un po' con la "new-entry" di questo blog (nonché affidabilissima e stimatissima amica) con cui ho avuto il piacere di gustare quest'opera e con la quale desidero lavorare per offrire voi una recensione quanto più completa e "a tutto tondo" (o "cubista" - se preferite)!
a presto,
Giorgia
 
Vi avviso con piacere che da oggi con La Stampa usciranno 4 volumi su Verdi, al costo di 8,80€.
Mi sembra un prezzo ragionevole, indi, ho deciso di acquistarle! Vi farò avere presto notizie a proposito!!
Buona giornata a tutti!!