Le “Busoniane” ovvero piacevoli letture musicali.

Mi piace chiamarle Busoniane perché questo termine rievoca in me un qualcosa che sta tra il nome stesso dell’autore, l’opera d’arte ed il carattere filosofico (dialogico – informativo) di essa.

Scritte da Ferruccio Busoni, con tema la musica, queste piacevoli letture allietano i pomeriggi e le nottate di molti musicisti (e non). Esse non sono vero e proprio materiale didattico, non insegnano, non forniscono informazioni completamente nuove, ma rendono il musicista conscio che le disquisizioni, i pensieri e le supposizioni che (probabilmente) fa rispetto ad un certo tema sono condivisibili ed addirittura, esatte o al contrario sono fuori dal pensiero collettivo musicale; il lettore non avvezzo a tale materia, invece, diventa consapevole di importanti caratteri fondamentali di essa, in un ottica più “filosofica”. Lettura scorrevole, interessantissima e con termini particolarmente semplici: è una goduria, dà soddisfazione, incuriosisce e fa riflettere molto.

Le consiglio a chi vuole passare una piacevole serata in compagnia di riflessioni musicali, magari con un bel sottofondo, o a chi deve studiare e approfondire la materia da un’ottica più teorica.

[ Erano edite da Il Saggiatore in una raccolta “Lo sguardo lieto” – F. Busoni]

 Ad una mi sono particolarmente affezionata: “Che cosa ci ha dato Beethoven?”, ve la allego perché possiate aver modo di provare voi stessi, buona lettura!

Che cosa ci ha dato Beethoven?
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Giorgia.
 

"L'amore per Shakespeare e le due edizioni"

[Prima rappresentazione al Teatro La Pergola – Firenze – 14 marzo 1847]

Il nostro progetto si apre con questa meravigliosa opera e, intanto, colgo l'occasione per anticiparvi che andrò presto ad assistere all'allestimento del Carlo Felice!

Cominciamo con il drammatis personae che è fondamentale e che, solitamente, "dice" già molto dell’opera: 
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Lady Macbeth [non a caso è la prima a comparire nell’elenco] – soprano
Macbeth, generale e suo marito – baritono
Banco, generale – basso
Macduff, nobil uomo scozzese – tenore
Duncan(o), Re di Scozia – mimo
Dama di Lady Macbeth – soprano o mezzo
Malcolm, figlio di Duncano – tenore
Fleanzio, figlio di Banco – mimo
Medico – basso
Streghe
Spiriti, Nobili, Guerrieri, Sicari


Melodramma in quattro atti, costruito con una stupenda e mirabile tensione drammatica, musica di Verdi (ovviamente) e libretto di Piave dal famoso Macbeth di Shakespeare
Scozia dell’anno 1040 (o successivi), il sipario si apre su un quadro di inquietudine.. anzi, ancor prima, la Sinfonia preannuncia tragedia. Sensazione mistica e macabra ci guida, sin dall'inizio  nella trama dell’opera verdiana.

Una curiosità prima del plot: dopo la prima a Parigi (in un edizione un po’ rivista nel 1865) il compositore viene accusato di non conoscere il poeta inglese e reagisce così: “Non avrò forse interpretato bene Macbeth, ma che non conosca, non capisca, non senta Shakespeare, no, santo cielo, no! Egli è uno dei miei poeti amatissimi, mi ha avvinto sin dalla prima giovinezza, lo leggevo e lo rileggevo continuamente!”. 

(Atto I) La scena si apre con un terzetto di Streghe, sopraggiunge Macbeth a cui viene profetizzato il futuro, quest’ultino duetterà con Banco a proposito della profezia. Nel suo castello Lady Macbeth legge la lettera a inviatale dal marito ove le viene descritto l’incontro con le streghe, indi recitativo ed aria, di una bellezza e di un valore drammatico possenti: “ Vieni, t’affretta…” [e puntualmente inizio a canticchiarla.. ahah!] e “Or tutti, sorgete, ministri infernali”. 
Senza riferimenti espliciti all’omicidio si apprende che Macbeth provvederà in tal senso, egli infatti, uccidendo Duncan(o), gli succederà al trono.
Marcia per l’arrivo del Re e corteo. Soliloquio di Macbeth e duetto “Fatal mia donna! Un murmure, com’io, non t’intendesti?” [“di un gufo udii lo stridere. Testè che mai dicesti?” e canticchio anche questa.. è inevitabile!]. Lady Macbeth, per far ricadere la colpa sulle guardie, ricolloca il pugnale nella stanza del Re. Banco e Macduff giungono e, mentre Banco ripensa agli orribili eventi precedenti, Macduff va a chiamare il Re così il delitto viene scoperto. Tutti in scena per il finale [veramente splendido!]. 
(Atto II) Orchestra riprende i temi del primo atto. Macbeth in scena viene raggiunto da sua moglie. Decidono che Banco dovrà morire. Lady Macbeth è ambiziosa e determinata ciò viene testimoniato dalla imponente aria “La luce langue”). Scena di un bosco dove dei sicari, assoldati da Macbeth, attendono Banco, aria di quest’ultimo, concitato recitativo [da fare praticamente recitando, come senza musica] successivamente i sicari si avventano su di lui, ma nella foga suo figlio, Fleanzio, riesce a fuggire. 
Altro luogo, un banchetto, Lady Macbeth si rivolge con un brindisi sgraziato e temerario alla corte, Macbeth lamenta l’assenza di Banco e per poco, dopo essersi seduto al posto di quest’ultimo e aver visto il suo fantasma, non si tradisce negando qualsiasi possibile colpa. (Atto III) Ecco "ritornare" le streghe, le vediamo intorno ad un calderone, la suggestiva musica avvolge la scena macabra, dove Macbeth cade a terra, in affanno, con le streghe che gli danzano intorno.  
Arriva Lady Macbeth e chiede al marito cosa abbia appreso dalle donne. Le viene riferita, dunque, la predizione che la stirpe di Banco avrà il trono di Scozia. Lei nega e coinvolge [e convince] a tal punto il marito da infondergli di nuovo coraggio. (Atto IV) Si apprende che le sorti del popolo scozzese sono davvero critiche. Scena del sonnambulismo della Lady (su tipico stile di “scena della pazzia”), stupenda e mirabile, davvero difficoltosa espressivamente e tecnicamente. 
Macbeth è furioso perché l’esercito inglese e quello scozzese, con l’aiuto di Malcolm, stanno marciando contro di lui. Solito equivoco, Macbeth "non potrà morire per mano di chiunque sia nato da una donna", ovviamente il nostro protagonista ignora che, proprio Macduff, sia stato strappato dal seno materno sin dalla nascita. Macbeth maledice tutte le azioni che l’anno portato a questo stato di paura, desolazione e solitudine e guida temerario le truppe alla guerra, dopo aver appreso della morte della moglie. 
Sconfitta del tiranno con coro generale a chiudere la scena.
[durata media dell’opera 2 ore e 45 min]
A dispetto di tutte le critiche del tempo - riguardanti soprattutto l'aderenza al dramma shakespeariano -  Macbeth, rimane un capolavoro verdiano, che può riassumere il talento del compositore. Egli, infatti, vi fonde al meglio - almeno se pensiamo al primo periodo della sua attività compositiva - “il teatro, il patriottismo ed il personaggio” che tanto gli erano cari, ovvero, in altre parole, l’aspetto musicale con quello drammaturgico, quello - prettamente romantico - di sentimento nazionale e quello che riguarda la sfera psicologica/teatrale
La trama verdiana, in realtà, rispetta abbastanza l’idea shakespearina. Ricordiamoci, in proposito che,  prima di tutto aleggiano nell'aria patriottismo ed idee di matrice romantica e, in secondo luogo, l’opera richiede una stilizzazione maggiore dei personaggi ed una grande chiarezza nel succedersi degli avvenimenti, basti pensare alla evidente differenza che si ricontra tra la Semiramide rossiniana e la Lucia di Lammermoor di Donizzetti o il Nabucco verdiano [non a caso ho paragonato tra loro soggetti storici]. 
Come in tutte le sue opere, Verdi, cerca il più possibile di caratterizzare drammaturgicamente i personaggi. Il Macbeth, rispetto al suo periodo di composizione, è un’opera completa e in cui i personaggi sono efficacemente definiti.
 
Macbeth qui è “semplicemente” (?) un uomo dominato, che si presta alle volontà e alle ambizioni della moglie, lei, invece, è temeraria, piena di aspirazioni di potere, ambiziosa, risoluta, ma al contempo fragile [beh, in effetti l’omicidio non è proprio una cosetta da poco!]. Vi devo confessare che nello scrivere "marito" o "moglie" ho qualche riluttanza, perchè se penso a Macbeth e Lady Macbeth non vedo due persone sposate, ma a due figure indipendenti e distinte dove uno è succube dell’altra.
Durante il corso dell’opera, si intravede il punto di vista del compositore: il generale, probabilmente, è un uomo migliore rispetto alle azioni che compie. Dal susseguirsi dei fatti si evince, inoltre, che Macbeth è terrorizzato dal delitto che ha compiuto, è terrorizzato dalla moglie ed è terrorizzato dalle streghe, in pratica è un pauroso, uno smidollato. Sembra sballottolato, come in mezzo a una tempesta, pare si faccia portare dagli eventi, in particolare dal suo “destino”, che non sia autore delle proprie azioni e della propria vita. Da l’idea di essere vissuto più che di vivere. La figura della Lady, per contro, nel mio immaginario, è un'eroina, macabra, che sacrificherebbe qualunque cosa per il potere, vedo in lei anche un qualcosa di potente e misterioso, mi sembra una sorta di maga… queste, però, sono opinioni e suggestioni personali che derivano dall'ascolto e dall'immaginazione, accettabili come no e, sicuramente, discutibili! 
Tra le tante curiosità, sappiate che si racconta che alla prima Lady  ci vollero circa 150 prove perché Verdi fosse soddisfatto della resa del duetto iniziale con Macbeth e che, una cosa simile, successe anche per la scena del sonnambulismo: alla poverina ci vollero circa tre mesi per essere sicura sulla parte registica. L’aria del II atto (La luce langue), inoltre, è molto simile, per costruzione, a quella del Don Carlo (O don fatale) scritto dopo circa un anno dalla revisione in cui viene aggiunta quest’aria.

Tra la versione del 1847 (Firenze) e quella del 1865 (Parigi) vi sono alcune differenze sostanziali che, per completezza, inserisco:
Atto II: La Lady esultava da sola il trionfo. 
Atto III: Macbeth rinviene da solo e decide di intervenire contro a Macduff e la sua casa.
Atto IV: Macduff raggiunge Macbeth e a lui rivela le sue origini, così dopo essere stato colpito Macbeth cade a terra morente, maledicendo la sua ambizione. Malcolm sarà il nuovo re di Scozia.
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Partitura e spartito canto e pianoforte: http://imslp.org/wiki/Macbeth_(Verdi,_Giuseppe) 
Edita in Italia da RICORDI 

Il libretto lo trovate in ed. Ricordi e tra le più economiche e ben strutturate vi consiglio quella della Newton & Compton, oppure qui

Per i consigli d’ascolto, con mio piacere, ho "rispolverato" due belle edizioni che vi consiglio: quella di Callas e Mascherini alla Scala del 1952 (EMI) con De Sabata alla direzione e quella di Verret e Nucci al Comunale di Bologna del 1987 (Decca) sotto la bacchetta di Chailly.
Ne troverete molte scaricabili da qui o una anche qui.

Infine, un link per chi volesse leggere il testo originale di Shakespeare in versione italiana.

Dopo questo tour in tale mirabile opera della letteratura e della musica, vi do appuntamento alla prossima settimana, ricordandovi che il 19 Gennaio (2013) ci sarà la prima al Carlo Felice con repliche fino al 27 (gennaio)! 

Oltre alle “conoscenze” (non tiriamocela troppo!) ed alle opinioni personali ecco i riferimenti bibliografici essenziali:
Dizionario dell’Opera – Kobbè (e vari) – Ed. Mondadori
Macbeth – spartito canto e piano – Ed. RICORDI
Giuseppe Verdi – Tutti i libretti d’opera – Ed. Newton & Compton

discografia:
Macbeth – Ed. Decca – Nucci, Ramey, Verrett, Chailly - 1952
Macbeth – Ed. EMI – Mascherini, Tajo, Callas, de Sabata - 1987

 
Dalla prossima settimana, giusto in occasione della prima del Macbeth verdiano al Carlo Felice, inizierà il progetto dedicato a Verdi! È vero, anche io trovo sia (un poco) una banalità dato che tutti si mettono a discutere e a parlare, nel bene e nel male, di Verdi durante i suoi anniversari.. Vi prometto che però, affronterò anche musica ed opere di Poulenc, Rachmaninov, Catalani, Tchaikovsky e Berio, che hanno anche loro i propri anniversari nel 2013!
Le opere non saranno in ordine cronologico, ma verranno commentate a seconda della corrispondenza con le rappresentazioni nei teatri italiani.
Vi forniró breve sunto della trama (d'obbligo), suggerimenti per l'ascolto, commento di rappresentazioni, regie ecc., appunti su parti operistiche, dove poter rimediare spartiti ed incisioni gratuitamente o a pagamento su internet , eventuali recensioni, inquadramento storico e/o bibliografico dell'opera in questione!
A presto!
 
Che le opere e le messe in scena creino sempre parecchie polemiche o commenti o giudizi o cronache, si sa,... se poi si parla di un teatro dove le opere in cartellone si contano sulle dita di una mano come al Carlo Felice quest'anno... beh ... neanche a dirlo.
 "Fatene poche ma fatele bene" sembra eccheggiare alla fine di ogni allestimento.  
La qualità è ciò che si spera di trovare nel teatro dell'opera genovese. Mi stupisco quando realizzo che i concerti organizzati dalla GOG sono preferibili a quelli proposti dalla Fondazione [ non perchè la GOG sia peggio, in qualche modo, della Fondazione ma perché quest'ultima ha sede stabile nel teatro e si serve di finanziamenti e costosi biglietti ed abbonamenti.] Bah..

Dopo un Don Giovanni poco apprezzato, benché siano stati chiamati i nomi (non per forza grandi artisti..) del momento, ecco riproposta la Turandot pucciniana.
Il pubblico affluisce entusiasta, reduce da quella della stagione precedente che era stata un vero e proprio successo! [L'anno passato dirigeva il M° Zambelli e Liù era interpretata dalla Devia.]  


A parte un'indisposizione per Armiliato, il resto sembra correre tutto liscio, anzi, quest'anno un altro grande nome è in cartellone: Turandot, Daniela Dessì, che debutta il ruolo. 

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Escono per giorni articoli su giornali web e cartacei dove la Dessì esalta e viene esaltata per le meravigliose doti che, si presume, le permetteranno di la principessa pucciniana in maniera meravigliosa. Lei afferma di sentirsi un'eroina verista, anzi, una donna che aderisce bene, se non  perfettamente, al personaggio di Turandot. Posta in risalto la sua dote per i legati e la pasta vocale. 
Peccato al momento di dar prova di tali qualità (abbiamo assistito alla recita del 30 dic.) esse non fossero poi così presenti presenti. 
Voce indietro e tremolante, dal vibrato orribile e fastidioso, si salva (?) grazie a un timbro inconfondibile, una buona presenza scenica e un'eccelsa musicalità, benchè, comunque, le parole risultino incomprensibili.

Malagnini ha una voce adatta alla parte ma non proiettata...( come avrà fatto a cantare in Arena...? ) e con legati fraseggio da rivedere. Una voce che, a confronto a quella della Dessì, pare stia "accennando". La Performance distinta quella della Canzian che, non è certamente la Devia, ma spicca nella produzione per la voce interessante, i bei legati, la dizione e la freschezza vocale e fisica. Per il resto del cast un buon livello. Ping, Pong e Pang sono buffi e simpatici.  
Orchestra a posto e bravissimo il coro che con una parte così vocalmente ardita si presenta preparato. Non delude il M° Renzetti che dirige con grande lirismo quest'opera.
Le scene di Ricceri, i costumi di Bocciardo, le luci di Novelli  la coreografia di Di Cicco  e trucco ci sono piaciuti. L'allestimento firmato Montaldo convince ancora.
Ecco il cast

La Principessa Turandot                   Daniela Dessì
L'Imperatore Altoum                          Massimo La Guardia
Timur                                                 Ramaz Chikviladze
Il Principe Ignoto (Calaf)                    Mario Malagnini
Liù                                                     Roberta Canzian
Ping                                                   Francesco Verna
Pang                                                  Enrico Salsi
Pong                                                 Manuel Pierattelli
Un Mandarino                                   Fabrizio Beggi
Il principe di Persia                           Pasquale Graziano
Prima Ancella                                   Annarita Cecchini
Seconda Ancella                              Simona Pasino
Mimi                                                  Filippo Bandiera - Dario Greco - Roberto Pierantoni - 
                                                         Davide Riminucci - Simone Sistarelli


Aspettiamo con ansia di assistere al Macbeth!

G. e Co.
 
 
Palazzo Ducale - Sala del Maggior Consiglio
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Serata speciale! Mi preparo, parto, prendo il solito autobus serale e dopo un bel po' di viaggio accompagnata del mio mp3, giungo finalmente alla meta prefissata per questo insolito venerdì sera di "fine del mondo": Palazzo Ducale - rappresentazione del Noye's Fludde.
De Ferrari addobbata. Entro nel cortile del Ducale, salgo gli infiniti scalini e... una folla di persone. 
Sono le 20:30. Cerco di entrare, ma nulla. <<Ho un posto>> dico gentilmente alla signorina all'ingresso, ma niente.. <<solo Rotary>> mi viene risposto e intanto, come molti altri, attendo che le porte si aprano.
Di tanto in tanto posso gustare i magnifici scorci della sala, illuminatissima, una perla d'arte... . 
Ad un tratto riconosco il M° Tappero e i due brillanti pianisti (Znagovan e Cernean) che escono insieme per fumare quella che presumo sia "l'ultima sigaretta". 

Sala del Maggior Consiglio
Volta della Sala

Finalmente posso entrare in sala! 

Una miriade di persone (mi ripeto)... tutte accalcate... Dove sedersi?? Mi fanno segno i miei amici! Bene! Finalmente seduta!! [Forse non sapete quanto possano essere massacranti i tacchi alti!]. 

Attendo con ansia l'inizio dello spettacolo e intanto mi guardo in giro. Sala stupenda, musicisti che entrano per controllare l'accordatura dei loro strumenti, organizzatori e aiutanti impegnatissimi, bimbi saltellanti, regista e aiuti regista molto indaffarate, direttore e vicedirettore del Conservatorio che guizzano da una parte all'altra, giovani che tentano disperatamente di farsi largo nella folla per consegnare "le parti" (per altro scritte in modo errato [almeno rispetto a quanto veniva, di lì a poco, chiesto di cantare..]) alla congregation, Bonuccelli errante con aria un poco sconvolta, ... molta gente in piedi, nell'attesa di trovar posto o con la faccia rassegnata del tipo "Ok. Meno male che ho messo le scarpe comode e il "miracle play" non dura tanto...". 

Cala, non troppo facilmente, il silenzio. La congregation viene preparata dal M° Macelloni, eh sì! perché dovete sapere che in quest'opera, Britten, ha previsto che cantasse anche il pubblico (congregation), siamo pronti a partire.. o salpare.
Colpisce un po' l'assenza di commenti o presentazioni da parte di qualche autorità presente [ah! a proposito, è arrivato pure il Sindaco].

Orchestra
Orchestra - scusate le foto sono davvero molto sfocate...
Esecuzione davvero buona da parte di cantanti e orchestra, che per aver studiato la parte, i primi, (a memoria) in un mese e, i secondi, in qualche settimana con pochissime prove, sono stati davvero ammirevoli! Speciale elogio alle percussioni, al quintetto e alle trombe che si sono distinti per professionalità, bravura ed entusiasmo. L'orchestra giovanile svolge bene il suo compito. Noè ha una voce corposa, puntata e dal timbro interessante, quella della Moglie è altrettanto interessante dal punto di vista timbrico e adatta al ruolo ( anche se, talvolta, manca un poco di intenzione dal punto di vista teatrale in rapporto al testo..), comunque sia personalmente mi aspettavo una performance migliore dai cantanti professionisti (che però hanno, l'uno, la scusante del poco tempo - ha imparato la parte (in inglese antico) e la regia in due settimane -  e, l'altra, una brutta laringite, a quanto so). Regia azzeccatissima e ben ragionata (ma non poteva essere diversamente) con luci perfette (e indispensabili dato che si è giocato molto su queste), costumi adatti e, quelli degli animali, davvero spiritosi e graditi, proiezioni non male, qualche trucco davvero ben fatto. Il Coro di voci bianche mi ha divertito per presentazione, entusiasmo e costumi, benché vocalmente lasciasse alquanto a desiderare a causa, molto probabilmente di una insufficiente e cattiva preparazione [e non (solo?) per disinteresse dei bambini, pare...]. Un giovane Dio dalla voce seducente e profonda che adempie bene al suo compito. Una nota di merito anche per il bel manifesto / programma di sala!
A salvare, a quanto pare, i cantanti, nonchè l'organizzazione, il M° preparatore Dario Bonuccelli, a cui tra l'altro viene affidato pure il compito di suonare l' "organo". 
Noye's Fludde - Aldo Celle
Grazie a Aldo Celle per le magnifiche foto.
La disposizione dei musicisti non era, per l'orchestra, delle migliori, mentre per il pubblico (benché fossi un po' scettica su questa scelta registica date le prove e la sala) risultava davvero buona, anche se l'acustica è stata assolutamente pessima (malgrado gli innumerevoli sforzi di cantanti [grandi e piccini],  orchestra e direttore), questo luogo a tutto dovrebbe essere adibito, tranne che a sala concerti. 

Alla fine una grande soddisfazione generale! Applausi per tutti, per Tappero, Codignola e tutti coloro che hanno evitato che l'Arca affondasse miseramente

Vi devo però riferire un malcontento da parte di pubblico ed esecutori.
    In primo luogo mi viene riferito che l'organizzazione è stata pessima, il Conservatorio ha fissato una data senza aver ancora consegnato le parti, né trovato tutti gli esecutori (Noè è stato "ingaggiato" a tre settimane dalla recita), prove mal gestite e poco, pochissimo tempo. E' vero, la resa è stata comunque buonissima, ma con tanto stress; con un mesetto o qualche settimana di più si sarebbe potuto ottenere un risultato migliore, dal punto di vista scenico, vocale e musicale, con meno agitazione. 
   In secondo luogo sappiamo che molti genitori e spettatori non sono potuti entrare per il pienone (mi chiedo perché così tante persone del Rotary [Rotary che però ha sostenuto la produzione..] avessero i posti prenotati...). Anche alcuni parenti dei personaggi principali non hanno potuto gustarsi lo spettacolo pur essendo arrivati in orario.  
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Orchestra, coro e cantanti

Tanta felicità per un buon prodotto riuscito a elaborare in poco tempo (grazie alle professionalità, poche, che ancora rimangono in Conservatorio), ma anche delusione, arrabbiature e nervosismi. 
Un organizzazione di produzione piuttosto lacunosa, che ha portato però, con la buona volontà di tutti, a un soddisfacente risultato.






Qui di seguito un'assortita galleria di immagini scelte per voi. A fondo il programma di sala.

Giorgia.


Ci trovi anche su http://lacrisigenovese.blogspot.it/ 
 
Aldo Ciccolini
Davvero una piacevolissima serata quella offerta dalla GOG lunedì 17 Dicembre!

Un programma che promette davvero bene: l’attesissimo Aldo Ciccolini, mancante a Genova dal 2010, e musiche di Mozart, Clementi, Debussy e Castelnuovo-Tedesco. 

Fortunatamente per noi almeno la GOG, quest’anno, sta offrendo un programma davvero di qualità (vedi Lupu, Zuckerman, Dindo e Abbado - anche se non sono entusiata di tutti...)!

Stasera Ciccolini ha offerto una fantasia Mozartiana ricca, materica e dal sapore beethoveniano. 
E vi dirò che per tutto il concerto ho avvertito dei tempi un poco dilatati, chissà... forse a ricercare un suono speciale, forse con l’intenzione di formulare un nuovo linguaggio, o forse, come dicono i più maligni, << a causa dell'età, che purtroppo, si sa, rallenta i riflessi e rende le mani legnose....>> (bah....). Io, sarò sincera, ho gradito molto questa "dilatazione", sono stata avvolta da un meraviglioso suono per tutta la durata del concerto e ho potuto guastare al meglio sfumature timbriche e dinamiche e ho percepito una tensione che mi ha portato alla fine del concerto piacevolmente sollevata. 

Mi ha davvero colpito la vitalità, il coraggio e la capacità di concentrazione del Maestro che a 87 anni ha egregiamente portato (e non semplicemente portato!!) alla fine (con due bis!) un programma tanto impegnativo! 
Credo che in lui si potesse percepire la gioia di far musica e di trasmettere qualcosa che va al di là della perfezione sonora e tecnica (tanto agognata in questi tempi) e che alla fine di questo concerto faceva sentire a tutti (o quasi) un senso di leggerezza e gioia che da tempo mancava nella sala del gran teatro genovese. 

Sonatina di Scarlatti e Danza spagnola “Andalusa” di Granados, sono stati i due graditissimi bis. Il secondo è stato davvero una perla del punto di vista interpretativo che ha davvero incantato, forse anche grazie a un pianoforte (un Kavai facente parte del “Progetto Piano” di A. Napolitano) dal suono per così dire “violoncellato” che proponeva sfumature timbriche davvero interessanti!

Perciò mi posso dire entusiasti e ringraziando la GOG e soprattutto il Maestro Ciccolini per aver donato un po’ di respiro musicale a tutti noi in questo momento di declino della cultura e di crisi durante il quale, sulla cultura, <<vista come un inutile lusso>> diceva il pianista nel 2010, non ci si da pena di investire.

A presto!

(leggi l'articolo nella versione del sito)